RICETTA SPIRITUALE (primal painting a Findhorn)

INGREDIENTI:

  • 12 colori a tempera + il bianco
  • un foglio di carta ruvida, spesso, grande, bello
  • un gruppo di 11 elementi con 11 storie da raccontare, 11 angeli, 11 artisti che si sono dimenticati di esserlo…
  • un ‘focaliser’ permacultore che vive in una casa fatta dentro una barile di whisky, con la passione per l’arte e il didjeridoo
  • acqua
  • thè e biscotti (gli inglesi non si muovono senza due tea breack al giorno)
  • paure, sogni e voglia di tirarli fuori

PROCEDURA:

prendere il foglio e bagnarlo finché non si impregna completamente.

mettere una punta dei 12 colori su un piatto (mi raccomando, nessuna preferenza! il marrone quanto il giallo!) e sperimentarli sulla carta, usando solo le mani.

il giorno successivo, asciutto il colore, e asciutta l’emozione della regressione all’infanzia, lavare il tutto, delicatamente, con una spugna.

di nuovo la stessa superficie, ancora i 12 colori, nessun pennello se non le foglie del bosco. nuove emozioni emergono, il piacere della creazione, la frustrazione della mente, l’aspettativa come blocco del fluire.

e dopo qualche ora di nuovo lavare via tutto. lasciare andare. l’acqua porta via la tempera, ma rimane un alone sulla superficie, come un manto, come una ferita.

e gli strati si sovrappongono, giorno dopo giorno. la notte porta ristoro, e lascia il tempo alla carta di assorbire le nuove tracce, e al mio inconscio di sedimentare le informazioni.

ed ogni mattina poi lavarsi dei pensieri di ciò che è passato, delle preoccupazioni di ciò che sarà, e ricominciare, sulla stessa superfice, con gli stessi colori. ma tutto è nuovo, e si inseriscono nuovi elementi, i pennelli, il colore bianco, l’idea che la settimana di pratica spirituale a Findhorn prima o poi finirà… e allora mi troverò a fare i conti con ben altro foglio.

la creazione è per me un atto primitivo, istintuale e di profonda guarigione: e la diversità che un gruppo può creare è nutriente come poche altre cose (anche più delle leccornie della cucina della comunità). e la passione ed il piacere sono ingredienti fondamentali della mia vita: se non è divertente non è sostenibile!

e assaggio il tutto-spirituale, nella stanza d’arte quanto nel servizio in cucina, nelle lunghe passeggiate per sentire il canto delle foche quanto nei cori la mattina nel nature sanctuary, la giornata di silenzio quanto le magiche storie dei miei compagni di viaggio.

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viaggio

in questo periodo della mia vita viaggio.

certo, sono sempre in viaggio, ho scelto il cambiamento come filosofia di vita.

ma in questo periodo viaggio anche fuori, mi definisco senza fissa dimora, cittadina del mondo. qualche settimana nel lazio, poi in liguria, poi in puglia, sempre passando, tra una tappa e l’altra, dalla toscana, e sognando l’estero, la scozia, il brasile.

è strano, eccitante a tratti, sconfortante alcune sere, l’idea di aver così poche certezze, pochi programmi sicuri. la mia parte razional/cattolica/conservatrice si lamenta che a trent’anni dovrei essere sposata, con 3 figli ed un lavoro sicuro in qualche ufficio pubblico. e invece a chi mi chiede che lavoro faccio non so neanche cosa rispondere di preciso!

poi penso a tutti i vantaggi di questo mio ruolo: ho l’occasione di vivere l’impermanenza, di sentirla sulle lenzuola sempre diverse, nei profumi delle stagioni che si alternano in tanti posti diversi, nel sapore di un bacio che non sai se e quando riavrai.

ascolto storie di olivi secolari, passo da un lavoro all’altro con flessibilità ed eleganza, imparo a fare zaini sempre più leggeri ed essenziali, ballo con sconosciuti e ne accetto le caramelle.

per oggi, solo per oggi, la mia casa è dov’è il mio spazzolino da denti.

per oggi sto nel ruolo dell’errabonda ricercatrice di sé.

viaggio

(nota benissimo: ogni ruolo permette la crescita e l’evoluzione solo se temporaneo)

lascio andare

ottobre, autunno.

tempo di tagliare ciò che non serve:

quei rami diverranno calore nelle fredde notti d’inverno,

sono solo d’intralcio, e rischio che prendano fuoco addosso.

allora lascio andare i ricordi che mi tengono ancorata ad un passato che non è oggi.

lascio andare le aspettative di un futuro che non è ora.

lascio andare l’idea che ho di me.

lascio andare la bambina perfetta che ogni genitore vorrebbe.

lascio andare nel fuoco che tutto trasforma la foto di un amore perfetto. lo faccio nel lavandino di una lamia pugliese. l’odore della carta bruciata rimane tra le dita, nell’aria. così come l’odore dell’amore.

voglio morire ogni giorno, tra queste fiamme.

e rinascere sempre più nuda.

lasciar andare