‘na Cosa Bella

Citazione

‘La bellezza salverà il mondo.’

Fëdor Dostoevskij, L’idiota, 1869

mentre camminavo con mia madre per il bianco centro storico di Ceglie Messapica, ci imbattiamo in un piccolo Eden. la signora Gina, una delle mie nuove vicine, da anni coltiva, nello spiazzetto accanto alla sua porta di casa, decine di specie verdi, piante grasse di ogni forma e dimensione, rose di ogni colore, fiori profumati impossibili da resistere dall’annusare…

mentre estasiate stavamo in contemplazione di tanta cura, la signora Gina si affaccia, ci vede e sorride. esce, con quel suo passo che ben di combina con la parlata strascicata dialettale, e inizia a raccontarci le storie dei suoi vasi. con quanto amore ce le descriveva! come fossero figlie da preparare per il matrimonio!

e sulla via dei saluti, ci dice: ‘ecco, avete visto ‘na cosa bella’.

una cosa bella.

mi è arrivata dritta al cuore. una signora di ottant’anni, che forse niente ha studiato di estetica, di canoni classici, del valore sociale dello spazio pubblico… ma lei dedica il suo tempo e le sue energie per regalare al paese, a* turist*, a chiunque passi da via Chirulli, una cosa bella.

ecco. credo fermamente che se ognun* di noi si impegnasse nel regalare alla propria comunità, e quindi al mondo, una cosa bella, molte cose sarebbero diverse…

la bellezza chiama bellezza! e mi immagino una ri-evoluzione fatta di gesti belli, semplici, che non chiedono niente in cambio. una rivoluzione che parta dal vedere ed apprezzare la bellezza che già è intorno a noi e dentro di noi, per poi espanderla, come il profumo dei fiori della signora Gina…

ceglie-giardino

un piccolo Eden in via Chirulli, a Ceglie Messapica

Memorie dell’Intensivo

‘Non è bello osservare come Arny CREDE  che ogni voce sia necessaria?’

‘No, Arny SA che ogni voce è necessaria’

(dialogo durante il PWIntensive)

a poche settimane dal mio rientro in Italia dall’Intensivo di Process Work a Portland, mi arrivano alcune composizioni di immagini fatte da Yago, uno de* partecipant*. e immediatamente mi ritrovo nuovamente in Oregon, sotto quel cielo così mutevole, immersa nella diversità di quel magnifico gruppo che tanto mi ha supportata.

trenta persone provenienti da tutto il globo (ed altrettant* insegnati e facilitatrici), differenti generi, età, colori di pelle, culture, religioni, orientamenti sessuali, estrazioni sociali. ognun* col suo rango e la sua storia, con i suoi sogni e la sua legna da bruciare…

ognun* con il/la su* critic* interiore, con le ferite, con un luogo dove tornare, con un passato da guardare.

abbiamo urlato, pianto, disegnato, riso fino alle lacrime, processato fino allo sfinimento (delle insegnanti, noi avremmo fatto processi di gruppo anche di notte!), modellato la creta, danzato per ore, celebrato, mangiato di tutto, e ci siamo addormentat*, sfidat*, infamat*, amat*, accusat*, più o meno segretamente desiderat*, più o meno congruentemente confrontat*.

cosa ci ha unit* in queste cinque settimane? la voglia di ri-evoluzione, di mettersi in gioco fino alla fine, quel desiderio di togliersi qualche strato di maschere, per andare più in profondità, per conoscere meglio noi stess*, e quindi il mondo.

un passetto oltre, ogni volta, fuori dalla linea della zona di comfort, sempre più nud*, ogni giorno scoprendo le differenze, quindi più simili.

abbiamo costruito una comunità. ballando con il Tao…

grazie a tutt*

Process Work Intensive 2014 Desktop198 PWI Nooshin

Un Trullo in Festa

in una striscia di terra rossa e densa come la cotognata, tra alti palazzi e la ferrovia, la musica techno-salentina suona, il profumo dei panzerotti nell’aria, lo scirocco umido arriccia un po’ i cartoncini colorati appesi al melo cotogno. è proprio aria di festa. adoro la celebrazione, soprattutto quando diventa la scusa per incontrarsi e condividere sogni e talenti.

paga il conto con un racconto. l’idea è di chiamare le persone del quartiere intorno a caffè e biscotti, e raccogliere storie di un passato più o meno lontano: quei momenti che creano appartenenza.

c’è chi si avvicina sospettos*, no, signora, non c’è niente da pagare, ma se vuole può raccontarci una storia, chi sta in disparte e guarda, e quei bambini tornati mille volte per un biscotto, un biscotto per un disegno! qualche donna col grembiule affacciata alle terrazze degli alti palazzi intorno, incuriosite, chissà cosa le ha trattenute dallo scendere. e noi che ci improvvisiamo camerier* di un bar che ha come soffitto le nuvole che passano veloci, e passiamo tra i tavoli ad ascoltare racconti e rimpianti, finché non scende la notte.

io mi fermo più volte a leggere dal melo cotogno. e se davvero fosse tutto possibile? se davvero quel sogno, che non è mio, né tuo, ma nostro, potesse realizzarsi? se insieme riuscissimo a dare un nome a quel quartiere che non ce l’ha?

partecipazione, improvvisazione, celebrazione, ri-evoluzione, appartenenza, comunità. queste parole ronzano nella mia testa, e si trasformano in realtà davanti ai miei occhi. diventano gli scout nelle danze di gruppo francesi, e il gruppo bocciofilo che dà spettacolo, e la danza col fuoco a piedi scalzi sul cemento, e i ragazzi sui ‘carrettoni’ che fanno a gara a chi arriva per primo in fondo alla discesa, e la perfetta non-organizzazione, e il pianoforte in mezzo alla strada, e l’orto sinergico coi bambini nell’aiuola a chiave di violino, e il tiro alla fune, e gli arcieri, e la musica…

…sempre musica, che sostiene come terra, e fa respirare come l’aria, e fa muovere come il fuoco, e incanta come il mare.

e quel piccolo trullo, bianco che brilla, che per una sera mi sembra il centro del mondo.

evento organizzato per il decimo anniversario di Casarmonica, in collaborazione con ComuniTazione, presso Ceglie Messapica