Abbasc e menele: preparandoci alla progettazione

Citazione

E’ incredibile quante cose si possono fare in un giorno! Oggi Javier di Altekio, io e Comunitazione abbiamo programmato i prossimi giorni di progettazione partecipata nel quartiere Abbasc a Menele di ceglie Messapica (pur rimanedo apert* all’imprevisto),

acceso le scintille dei nostri sogni e ne abbiamo trovato le essenza comuni (che è la base per costruire comunità),

condiviso passioni e dubbi (meglio fuori che dentro, dico io….),

massaggiato le schiene reciprocamente (per non rimanere sempre e solo nella testa),

trovato dei momenti di condivisione più intimi (se non altro nelle file per andare in bagno nei breaks) ,

giocato per comprendere che in gruppo ogni oceano può essere affrontato (compresi tutti i suoi squali…),

creato artistici e potenti totem con materiali riciclati in qua e là per il teatro comunale (nessun rituale woodoo, ma momenti che ci aiutino a ricordare perchè stiamo facendo tutto questo),

fatto un sacco di pause mangerecce (in classico stile cegliese),

celebrato gli ottimi risultati raggiunti (che se il proceso non è divertente, non è sostenibile).

Una giornata che è per me uno specchio dell’intero processo, che nel micro ci sta il macro e nel macro ci sta il micro.

Ecco, siamo pront* per i prossimi giorni di progettazione partecipata nel quartiere (di cui forse alla fine del percorso avrò imparato a pronunciarne il nome!).

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ARNOLD MINDELL, UN ELDER

‘la leader cerca di creare una maggioranza; l’anzian* è dalla parte di tutt*.

il leader vede un problema e cerca di risolverlo; l’anzian* vede in chi ha creato il problema un* possibile maestr*.

la leader cerca di essere la migliore in ciò che fa; l’anzian* cerca di far diventare anzian* anche gli/le altr*.

il leader sa; l’anzian* impara.’

Arnold Mindell, ‘Essere nel fuoco’

‘WOOF!’

questa è una delle parole più usate da Arnold Mindell. un modo divertente per attirare l’attenzione? un verso universalmente riconoscibile? un omaggio alla Natura animale dell’essere umano?

lui risponde così a molte delle domande che gli vengono poste, ma non significa sì, neanche no. è piuttosto qualcosa del genere ‘ci sono, sono qui, ti ascolto con tutt* me stess*, e in quello che dici c’è una grande verità’.

è per me un grande privilegio e onore aver conosciuto Arny a Portland. rimarrà impressa nella mia memoria la giocosità con la quale affronta ogni argomento, la leggerezza con cui passa, saltellando nel bel mezzo di un processo di gruppo, da un ruolo all’altro, quel sorriso di chi ha vissuto sulla sua pelle l’esser vittima e oppressore, e sa che sono due facce della stessa medaglia, e che ogni stato è temporaneo.

ho visto in lui un elder, un anziano, che ascolta ogni voce, perché sa che ogni voce è necessaria.

che abbraccia il suo rango con pienezza e umiltà.

che sa sedersi nel fuoco del conflitto, ballare con il Tao, e scherzarci come potrebbero fare amici di vecchia data che si incontrano al bar.

che onora chi non è presente e ringrazia chi lo è.

che crede nel valore della comunità come portatrice di pace.

che espande ogni istante un po’ di più la sua consapevolezza, per abbracciare ciò che è scomodo, allargando i limiti della propria ‘comfort zone’, per accogliere l’altr*, la diversità, e accoglierl* come parte dell’Universo, di cui tutt* facciamo parte, e scoprire quindi che l’altr* è parte di sé.

e mentre scrivo questo, penso che Arny è parte di me, e che parte di quella eldership è già nel mio campo :-) grazie.

arny-woof Arnold Mindell ed il regalo ricevuto durante l’intensivo a Portland: ‘what part of WOOF don’t you understand?’ ‘che parte di WOOF non capisci?’.

Buone regole che ho imparato in comunità

 ognun* trova la sua comunità, ognun* sceglie le regole che vuole seguire. e quelle che non vuole seguire. e quindi la comunità che vuole lasciare…

ci sono regole personali e regole di gruppo. regole non scritte e regole segrete. comunità che dicono: ‘la nostra regola è che non ci sono regole!’ e altre che ne hanno così tante che poi se le dimenticano, e tutti fanno un po’ come gli pare.

a me già la parola ‘regola’ mi stranisce un po’.  re-gola. un monarca che urla tanto?

nel mio viaggiare per comunità mi sono appuntata alcuni punti da tenere a mente. magari possono servire a qualcun altr*? certe cose si imparano sulla propria pelle, ma vedi mai…

(sono appunti dal mio diario: si rivolgono ad una te che sono io. cioè, sono consigli che do a me stessa.)

il conflitto non si risolve. si affronta, si vede, si ascolta, si trasforma. come l’energia.

quando inizi un ciclo, una gestalt, chiudilo.

stai nel fuoco, sempre.

ascolta profondamente tutto quello che succede intorno a te: interno è esterno, esterno è interno.

prenditi tutta la responsabilità di ciò che dici e fai e senti.

vai oltre le parole.

il pericolo dell’inconsapevolezza.

non reprimere i bisogni personali nel desiderio dell’appartenenza.

tutto il mondo è paese, i conflitti sono sempre gli stessi… autonomia, potere, denero, abuso, indipendenza, autorealizzazione.

ognun* riceve ciò di cui ha bisogno. poi sceglie se accoglierlo o meno…

se non riconosci il tuo valore, difficilmente gli/le altr* lo faranno.

quando trovi il tuo progetto, il tuo sogno, la tua essenza… seguili, ad ogni costo. pena la malattia.

verità, sempre. (e ognun* ne ha una parte, in ogni caso…)

io sono liber*.

la relazione così come il conflitto si costruiscono da entrambe le parti.

tanta luce, tanta ombra.

entra in ogni luogo sacro in punta di piedi.

ascolta, poi parla (eventualmente)

ognun* vede quello che vuole vedere.

la perfezione dell’imperfezione.

…segue!